Fausto
Fausto

1854 : Il miracolo della Madonna della Pietà di Civitavecchia

O Madonna della Pietà
di Civitavecchia,
che nell’anno 1854, il giorno 20 di aprile,
muovesti gli occhi con benevolenza,
prima davanti a 5 ragazzi
che si preparavano alla comunione,
e poi davanti al Vescovo stesso
e all’intera città,
per tre mesi interi :
Tu, che intercedi presso tuo Figlio, ascolta
la nostra preghiera e guarda con materno affetto
anche noi, che ci rivolgiamo con fiducia a te.
Altro
O Madonna della Pietà
di Civitavecchia,
che nell’anno 1854, il giorno 20 di aprile,
muovesti gli occhi con benevolenza,

prima davanti a 5 ragazzi
che si preparavano alla comunione,
e poi davanti al Vescovo stesso
e all’intera città,
per tre mesi interi :
Tu, che intercedi presso tuo Figlio, ascolta
la nostra preghiera e guarda con materno affetto
anche noi, che ci rivolgiamo con fiducia a te.
Vergine Santa, nobile Regina degli Angeli,
Sposa dello Spirito Santo,
davanti alla tua prodigiosa immagine
imploriamo la tua compassione.
Dolce Maria, Madre amata, liberaci
dai nemici della nostra anima
e dai mali che minacciano la nostra vita.
Te lo chiediamo Santa Madre,
in nome del tuo Santissimo figlio, e nostro Signore Gesù Cristo.
Amen
Pater Ave Gloria
Fausto

Civitavecchia Chiesa Sacro Cuore-parte prima. Video Fausto Demartis

Gloria Dio Padre
CIVITAVECCHIA LUOGO PRIVILEGIATO, ECCO PERCHE' PROPRIO LI' LA MADONNINA CIRCA 20 ANNI FA' PIANSE LACRIME DI SANGUEAltro
Gloria Dio Padre

CIVITAVECCHIA LUOGO PRIVILEGIATO, ECCO PERCHE' PROPRIO LI' LA MADONNINA CIRCA 20 ANNI FA' PIANSE LACRIME DI SANGUE
Fausto

Civitavecchia Chiesa Sacro Cuore-parte prima. Video Fausto Demartis

Parrocchia Sacro Cuore
Via Rodi, 10, 00053 Civitavecchia RM
tel: +39 0766 26193Altro
Parrocchia Sacro Cuore

Via Rodi, 10, 00053 Civitavecchia RM
tel: +39 0766 26193
Fausto

QUEL POPOLO CHE ASPETTA DI NASCERE,tra controllo demografico, aborto e falsi diritti

Civitavecchia, 18 maggio 2018
Fausto

FILOSOFIA DEL GENDER- seconda parte

«Studenti a casa contro il gender»
I genitori si appellano ai docenti: «Proteggiamo insieme la libertà»
LUCIA BELLASPIGA
«Un giorno al mese tenete i figli a casa da scuola». Un gesto forte proposto dall’Age (Associazione italiana genitori) per svegliare dal torpore insegnanti, presidi e genitori e far comprendere loro il pericolo dell’ideologia del gender, che «subdolamente, senza incontrare una …Altro
«Studenti a casa contro il gender»
I genitori si appellano ai docenti: «Proteggiamo insieme la libertà»
LUCIA BELLASPIGA
«Un giorno al mese tenete i figli a casa da scuola». Un gesto forte proposto dall’Age (Associazione italiana genitori) per svegliare dal torpore insegnanti, presidi e genitori e far comprendere loro il pericolo dell’ideologia del gender, che «subdolamente, senza incontrare una vera opposizione», si sta diffondendo nelle scuole dei nostri figli. Tra l’altro «mettendo a repentaglio il diritto dei genitori di scegliere liberamente l’educazione dei propri figli (riconosciuto dalla Costituzione e dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo) e la libertà d’insegnamento dei docenti, ma anche la laicità dello Stato». In Francia, dove i tempi di comprensione dei fenomeni e quelli di reazione sono decisamente più rapidi, la società ha già reagito: 18mila studenti francesi restano a casa un giorno al mese e questo è bastato perché il governo facesse un passo indietro.
Il problema è che da noi il tarlo dell’ideologia gender scava gallerie mentre ancora la gran parte non sa di che cosa si tratti, da qui l’appello del presidente nazionale dell’Age, Fabrizio Azzolini: «Insegnanti e presidi, state uniti a noi genitori, facciamo sentire insieme la nostra voce, anche attraverso le nostre associazioni e rappresentanze sindacali. Informiamo gli altri docenti e genitori, facciamo conoscere i contenuti della teria del gender, il tipo di società che vuole costruire ». Ed è Azzolini a riassumere allora tale teoria: «Afferma che la differenza tra i due sessi è solo un pregiudizio, che il maschile e il femminile sono costruzioni sociali e storiche da abbattere. Si insinua l’utopia sottile e pervasiva dell’indifferenziazione sessuale e la presunta uguaglianza tra individui tutti asessuati, cioè astratti...». Non si nasce maschi e femmine, ma «individui che rimandano la propria identità a future scelte». Il tutto tra l’altro con l’alibi di eliminare discriminazioni e bullismo (l’assurda 'Strategia nazionale 2013-2015' che teorizza il gender ha come sottotitolo 'per la prevenzione e ilcontrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale...'). Se maschio e femmina non esistono e tutti noi possiamo 'scegliere' cosa vogliamo essere, ne deriva che anche le figure di padre e madre non hanno più alcun senso, i ruoli naturali e tradizionali decadono, tutti gli individui sono disumanizzati e indifferenziati. Sembra un film di fantascienza, ma di fantasia qui c’è ben poco, dato che ogni giorno queste teorie sono davvero accolte da qualche Comune o scuola: «Da mesi insieme ad altre associazioni familiari denunciamo il rischio di rieducazione al gender attraverso la formazione dei docenti e i progetti didattici per gli studenti, attivati dal ministero dell’Istruzione, dall’Unar (presidenza del Consiglio dei ministri) e da alcuni Comuni, Province, Regioni. Come docenti e genitori dobbiamo proteggere il nostro mestiere di educatori – prosegue il presidente dell’Age –. L’impressione è che lo Stato cerchi disepararci, nonostante nella scuola italiana la legge ci unisca nel patto di corresponsabilità educativa: ai genitori nasconde l’obiettivo delle strategie, agli insegnanti lo impone».
Basti pensare ai famigerati tre volumetti partoriti dall’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni) e diretti alle scuole primarie e secondarie, di nuovo con un obiettivo ingannevole ('Linee-guida per un insegnamento più accogliente e rispettoso delle differenze'), in realtà espliciti nel definire 'uno stereotipo da pubblicità' la famiglia in cui il padre sia un uomo e la madre una donna. Tre libri pagati con i soldi dei contribuenti. «I sostenitori del gender – sottolinea Azzolini – non si limitano a proporre un’opinione, ma conducono a una nuova educazione, orientano il governo in Italia, in Europa, in Occidente». Quell’Occidente che, come ha scritto nella sua prolusione al Consiglio permanente della Cei il cardinale Angelo Bagnasco (vedi Avvenire di ieri) si sta allontanando dall’Umanesimo e dai suoi valori di civiltà, cedendo a ideologie che credevamo sepolte con il secolo scorso. «Esprimiamo gratitudine al cardinale Bagnasco – scrivono anche i genitori dell’Agesc, Associazione genitori scuole cattoliche – e accogliamo il suo invito a non farci intimidire, a non lasciarci esautorare nel diritto di educare i nostri figli. In vista dell’incontro con il Papa del 10 maggio, i genitori dell’Agesc sentono la responsabilità di riaffermare, secondo le parole del presidente della Cei, 'l’urgenza del compito educativo, la sacrosanta libertà nell’educare i figli, il dovere della società di non corrompere i giovani con idee ed esempi che nessun padre e madre vorrebbero per i propri ragazzi...».
D’altra parte, come rileva l’Age, «non occorre essere cristiani» per comprendere che la differenza tra i due sessi è una realtà ontologica: «Lo scriveva anche Marx... Una presunta uguaglianza tra individui asessuati e astratti apre la strada a una società che non può sopravvivere». Ma soprattutto che è grigia e disperata come nel peggior film di fantascienza.
La protesta
Age e Agesc: «Informiamo famiglie e prof sui contenuti di un’ideologia che vuole una società asessuata e astratta». Un giorno al mese di ritiro dalla scuola come protesta: in Francia è servito
Fausto

GENITORE 1 e GENITORE 2 ? CONSEGUENZE DELLA TEORIA DEL GENDER

«Studenti a casa contro il gender»
I genitori si appellano ai docenti: «Proteggiamo insieme la libertà»
LUCIA BELLASPIGA
«Un giorno al mese tenete i figli a casa da scuola». Un gesto forte proposto dall’Age (Associazione italiana genitori) per svegliare dal torpore insegnanti, presidi e genitori e far comprendere loro il pericolo dell’ideologia del gender, che «subdolamente, senza incontrare una …Altro
«Studenti a casa contro il gender»
I genitori si appellano ai docenti: «Proteggiamo insieme la libertà»
LUCIA BELLASPIGA
«Un giorno al mese tenete i figli a casa da scuola». Un gesto forte proposto dall’Age (Associazione italiana genitori) per svegliare dal torpore insegnanti, presidi e genitori e far comprendere loro il pericolo dell’ideologia del gender, che «subdolamente, senza incontrare una vera opposizione», si sta diffondendo nelle scuole dei nostri figli. Tra l’altro «mettendo a repentaglio il diritto dei genitori di scegliere liberamente l’educazione dei propri figli (riconosciuto dalla Costituzione e dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo) e la libertà d’insegnamento dei docenti, ma anche la laicità dello Stato». In Francia, dove i tempi di comprensione dei fenomeni e quelli di reazione sono decisamente più rapidi, la società ha già reagito: 18mila studenti francesi restano a casa un giorno al mese e questo è bastato perché il governo facesse un passo indietro.
Il problema è che da noi il tarlo dell’ideologia gender scava gallerie mentre ancora la gran parte non sa di che cosa si tratti, da qui l’appello del presidente nazionale dell’Age, Fabrizio Azzolini: «Insegnanti e presidi, state uniti a noi genitori, facciamo sentire insieme la nostra voce, anche attraverso le nostre associazioni e rappresentanze sindacali. Informiamo gli altri docenti e genitori, facciamo conoscere i contenuti della teria del gender, il tipo di società che vuole costruire ». Ed è Azzolini a riassumere allora tale teoria: «Afferma che la differenza tra i due sessi è solo un pregiudizio, che il maschile e il femminile sono costruzioni sociali e storiche da abbattere. Si insinua l’utopia sottile e pervasiva dell’indifferenziazione sessuale e la presunta uguaglianza tra individui tutti asessuati, cioè astratti...». Non si nasce maschi e femmine, ma «individui che rimandano la propria identità a future scelte». Il tutto tra l’altro con l’alibi di eliminare discriminazioni e bullismo (l’assurda 'Strategia nazionale 2013-2015' che teorizza il gender ha come sottotitolo 'per la prevenzione e ilcontrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale...'). Se maschio e femmina non esistono e tutti noi possiamo 'scegliere' cosa vogliamo essere, ne deriva che anche le figure di padre e madre non hanno più alcun senso, i ruoli naturali e tradizionali decadono, tutti gli individui sono disumanizzati e indifferenziati. Sembra un film di fantascienza, ma di fantasia qui c’è ben poco, dato che ogni giorno queste teorie sono davvero accolte da qualche Comune o scuola: «Da mesi insieme ad altre associazioni familiari denunciamo il rischio di rieducazione al gender attraverso la formazione dei docenti e i progetti didattici per gli studenti, attivati dal ministero dell’Istruzione, dall’Unar (presidenza del Consiglio dei ministri) e da alcuni Comuni, Province, Regioni. Come docenti e genitori dobbiamo proteggere il nostro mestiere di educatori – prosegue il presidente dell’Age –. L’impressione è che lo Stato cerchi disepararci, nonostante nella scuola italiana la legge ci unisca nel patto di corresponsabilità educativa: ai genitori nasconde l’obiettivo delle strategie, agli insegnanti lo impone».
Basti pensare ai famigerati tre volumetti partoriti dall’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni) e diretti alle scuole primarie e secondarie, di nuovo con un obiettivo ingannevole ('Linee-guida per un insegnamento più accogliente e rispettoso delle differenze'), in realtà espliciti nel definire 'uno stereotipo da pubblicità' la famiglia in cui il padre sia un uomo e la madre una donna. Tre libri pagati con i soldi dei contribuenti. «I sostenitori del gender – sottolinea Azzolini – non si limitano a proporre un’opinione, ma conducono a una nuova educazione, orientano il governo in Italia, in Europa, in Occidente». Quell’Occidente che, come ha scritto nella sua prolusione al Consiglio permanente della Cei il cardinale Angelo Bagnasco (vedi Avvenire di ieri) si sta allontanando dall’Umanesimo e dai suoi valori di civiltà, cedendo a ideologie che credevamo sepolte con il secolo scorso. «Esprimiamo gratitudine al cardinale Bagnasco – scrivono anche i genitori dell’Agesc, Associazione genitori scuole cattoliche – e accogliamo il suo invito a non farci intimidire, a non lasciarci esautorare nel diritto di educare i nostri figli. In vista dell’incontro con il Papa del 10 maggio, i genitori dell’Agesc sentono la responsabilità di riaffermare, secondo le parole del presidente della Cei, 'l’urgenza del compito educativo, la sacrosanta libertà nell’educare i figli, il dovere della società di non corrompere i giovani con idee ed esempi che nessun padre e madre vorrebbero per i propri ragazzi...».
D’altra parte, come rileva l’Age, «non occorre essere cristiani» per comprendere che la differenza tra i due sessi è una realtà ontologica: «Lo scriveva anche Marx... Una presunta uguaglianza tra individui asessuati e astratti apre la strada a una società che non può sopravvivere». Ma soprattutto che è grigia e disperata come nel peggior film di fantascienza.
La protesta
Age e Agesc: «Informiamo famiglie e prof sui contenuti di un’ideologia che vuole una società asessuata e astratta». Un giorno al mese di ritiro dalla scuola come protesta: in Francia è servito
Fausto

FILOSOFIA DEL GENDER- prima parte

«Studenti a casa contro il gender»
I genitori si appellano ai docenti: «Proteggiamo insieme la libertà»
LUCIA BELLASPIGA
«Un giorno al mese tenete i figli a casa da scuola». Un gesto forte proposto dall’Age (Associazione italiana genitori) per svegliare dal torpore insegnanti, presidi e genitori e far comprendere loro il pericolo dell’ideologia del gender, che «subdolamente, senza incontrare una …Altro
«Studenti a casa contro il gender»
I genitori si appellano ai docenti: «Proteggiamo insieme la libertà»
LUCIA BELLASPIGA
«Un giorno al mese tenete i figli a casa da scuola». Un gesto forte proposto dall’Age (Associazione italiana genitori) per svegliare dal torpore insegnanti, presidi e genitori e far comprendere loro il pericolo dell’ideologia del gender, che «subdolamente, senza incontrare una vera opposizione», si sta diffondendo nelle scuole dei nostri figli. Tra l’altro «mettendo a repentaglio il diritto dei genitori di scegliere liberamente l’educazione dei propri figli (riconosciuto dalla Costituzione e dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo) e la libertà d’insegnamento dei docenti, ma anche la laicità dello Stato». In Francia, dove i tempi di comprensione dei fenomeni e quelli di reazione sono decisamente più rapidi, la società ha già reagito: 18mila studenti francesi restano a casa un giorno al mese e questo è bastato perché il governo facesse un passo indietro.
Il problema è che da noi il tarlo dell’ideologia gender scava gallerie mentre ancora la gran parte non sa di che cosa si tratti, da qui l’appello del presidente nazionale dell’Age, Fabrizio Azzolini: «Insegnanti e presidi, state uniti a noi genitori, facciamo sentire insieme la nostra voce, anche attraverso le nostre associazioni e rappresentanze sindacali. Informiamo gli altri docenti e genitori, facciamo conoscere i contenuti della teria del gender, il tipo di società che vuole costruire ». Ed è Azzolini a riassumere allora tale teoria: «Afferma che la differenza tra i due sessi è solo un pregiudizio, che il maschile e il femminile sono costruzioni sociali e storiche da abbattere. Si insinua l’utopia sottile e pervasiva dell’indifferenziazione sessuale e la presunta uguaglianza tra individui tutti asessuati, cioè astratti...». Non si nasce maschi e femmine, ma «individui che rimandano la propria identità a future scelte». Il tutto tra l’altro con l’alibi di eliminare discriminazioni e bullismo (l’assurda 'Strategia nazionale 2013-2015' che teorizza il gender ha come sottotitolo 'per la prevenzione e ilcontrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale...'). Se maschio e femmina non esistono e tutti noi possiamo 'scegliere' cosa vogliamo essere, ne deriva che anche le figure di padre e madre non hanno più alcun senso, i ruoli naturali e tradizionali decadono, tutti gli individui sono disumanizzati e indifferenziati. Sembra un film di fantascienza, ma di fantasia qui c’è ben poco, dato che ogni giorno queste teorie sono davvero accolte da qualche Comune o scuola: «Da mesi insieme ad altre associazioni familiari denunciamo il rischio di rieducazione al gender attraverso la formazione dei docenti e i progetti didattici per gli studenti, attivati dal ministero dell’Istruzione, dall’Unar (presidenza del Consiglio dei ministri) e da alcuni Comuni, Province, Regioni. Come docenti e genitori dobbiamo proteggere il nostro mestiere di educatori – prosegue il presidente dell’Age –. L’impressione è che lo Stato cerchi disepararci, nonostante nella scuola italiana la legge ci unisca nel patto di corresponsabilità educativa: ai genitori nasconde l’obiettivo delle strategie, agli insegnanti lo impone».
Basti pensare ai famigerati tre volumetti partoriti dall’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni) e diretti alle scuole primarie e secondarie, di nuovo con un obiettivo ingannevole ('Linee-guida per un insegnamento più accogliente e rispettoso delle differenze'), in realtà espliciti nel definire 'uno stereotipo da pubblicità' la famiglia in cui il padre sia un uomo e la madre una donna. Tre libri pagati con i soldi dei contribuenti. «I sostenitori del gender – sottolinea Azzolini – non si limitano a proporre un’opinione, ma conducono a una nuova educazione, orientano il governo in Italia, in Europa, in Occidente». Quell’Occidente che, come ha scritto nella sua prolusione al Consiglio permanente della Cei il cardinale Angelo Bagnasco (vedi Avvenire di ieri) si sta allontanando dall’Umanesimo e dai suoi valori di civiltà, cedendo a ideologie che credevamo sepolte con il secolo scorso. «Esprimiamo gratitudine al cardinale Bagnasco – scrivono anche i genitori dell’Agesc, Associazione genitori scuole cattoliche – e accogliamo il suo invito a non farci intimidire, a non lasciarci esautorare nel diritto di educare i nostri figli. In vista dell’incontro con il Papa del 10 maggio, i genitori dell’Agesc sentono la responsabilità di riaffermare, secondo le parole del presidente della Cei, 'l’urgenza del compito educativo, la sacrosanta libertà nell’educare i figli, il dovere della società di non corrompere i giovani con idee ed esempi che nessun padre e madre vorrebbero per i propri ragazzi...».
D’altra parte, come rileva l’Age, «non occorre essere cristiani» per comprendere che la differenza tra i due sessi è una realtà ontologica: «Lo scriveva anche Marx... Una presunta uguaglianza tra individui asessuati e astratti apre la strada a una società che non può sopravvivere». Ma soprattutto che è grigia e disperata come nel peggior film di fantascienza.
La protesta
Age e Agesc: «Informiamo famiglie e prof sui contenuti di un’ideologia che vuole una società asessuata e astratta». Un giorno al mese di ritiro dalla scuola come protesta: in Francia è servito
Fausto

GENITORE 1 e GENITORE 2 ? CONSEGUENZE DELLA TEORIA DEL GENDER

ARTICOLO DI LUCA RONCELLA LA FAMIGLIA
La famiglia è la forma di tradizione più antica che conosciamo. Se l’umanità non si fosse organizzata in tribù, clan, famiglie, non avrebbe neppure potuto organizzarsi in nazioni. Per questo essa rappresenta l’organo più importante della società, difenderla e promuoverla è un dovere per qualsiasi Stato che voglia mantenere la pace nel proprio territorio. …Altro
ARTICOLO DI LUCA RONCELLA LA FAMIGLIA
La famiglia è la forma di tradizione più antica che conosciamo. Se l’umanità non si fosse organizzata in tribù, clan, famiglie, non avrebbe neppure potuto organizzarsi in nazioni. Per questo essa rappresenta l’organo più importante della società, difenderla e promuoverla è un dovere per qualsiasi Stato che voglia mantenere la pace nel proprio territorio. La famiglia, fin dall’antichità, ha avuto il compito di crescere le nuove generazioni, educandole al rispetto e all’amore per la propria cultura, per il proprio Paese, insegnando che in ogni istituzione esiste una gerarchia da rispettare e delle regole da amare. Il modo adeguato per comprendere la famiglia è osservarla all’interno di un contesto sociale. L’errore di oggi consiste nell’intendere la famiglia come un qualcosa di puramente individuale, come se fosse solo una questione tra due individui, mentre questa è un’istituzione naturale, su cui la società e le relazioni sociali trovano fondamento. Questo aspetto è particolarmente significativo per analizzare l’attacco che essa sta ricevendo in questo secolo. Proprio perché essa non è un qualcosa di privato cambiare il suo assetto, significa voler trasformare la società, la cultura ed i nostri modi di vita. Viviamo tuttavia in una società talmente individualista ed egoistica, che ci siamo oramai convinti della stupida idea che cambiare la forma della cellula fondamentale dell’umanità, non influenzerebbe la formazione dei nostri figli, non cambierebbe i nostri costumi, e sarebbe solamente un qualcosa circoscritto alle quattro mura di casa, che interesserebbe solo ai due sposi, e forse(se ce lo permettono) ai bambini. Vogliamo dire con questo che una famiglia, non può essere un diritto di tutti i cittadini che vogliano avere un bambino, ma un dovere di fronte alla propria società e alla propria nazione: un impegno, che un uomo e una donna, si prendono dinanzi a se stessi e agli altri, per contribuire allo sviluppo della comunità. La famiglia non è unicamente il rapporto coniugale tra padre e madre, ma anche e soprattutto una relazione di filiazione e di fraternità. La prima è un legame che si crea tra i genitori e i propri figli. Un rapporto che si basa innanzitutto sui vincoli di sangue, e che si stringe nella convivenza. La fraternità è invece possibile solamente in famiglie unite e coese, nelle quali nasce un rapporto di condivisione e fiducia tra genitori e figli. Altro aspetto di particolare importanza, è il rapporto tra padre e figlio ed è fondamentale capire come questo influisca nello sviluppo di una società. La filiazione è la radice della nostra identità e il primo passo per comprenderla. Le teorie che vengono spalleggiate dalle associazioni LGBT e che reputano identico per la crescita del bambino che questo cresca in una famiglia composta da due diversità complementari come l’uomo e la donna o che venga allevato all’interno di relazioni omosessuali, manifestano un voler respingere ad ogni costo non solo il diritto naturale ma, l’importanza stessa di potersi riconoscere in una storia con un’identità e una cultura. Ogni essere umano ha il diritto di conoscere i propri antenati e le proprie tradizioni, di poter essere abbracciato da una madre ed educato da un padre. Mai nessuna associazione potrà distruggere l’evidenza della natura umana e la bellezza di crescere e vivere in una famiglia vera.
Fausto

GENITORE 1 e GENITORE 2 ? CONSEGUENZE DELLA TEORIA DEL GENDER

Articoli - Spazio di Confronto Tale spazio di dibattito all'interno del nostro blog è aperto a tutte e a tutti basta soltanto inviare il proprio articolo a : comitatostudentiliberi@gmail.com Non saranno pubblicati i contenuti offensivi e irrispettosi che violano le più basilari regole di confronto civile e pluralistico. Articolo 4 - 17/3/14 NEL LAZIO VINCE LA DONNA E SI DIFENDE LA FAMIGLIA! Il …Altro
Articoli - Spazio di Confronto Tale spazio di dibattito all'interno del nostro blog è aperto a tutte e a tutti basta soltanto inviare il proprio articolo a : comitatostudentiliberi@gmail.com Non saranno pubblicati i contenuti offensivi e irrispettosi che violano le più basilari regole di confronto civile e pluralistico. Articolo 4 - 17/3/14 NEL LAZIO VINCE LA DONNA E SI DIFENDE LA FAMIGLIA! Il giorno 5 marzo 2014, è stata raggiunta una grande vittoria nell’ambito della discussione della Proposta di Legge contro la violenza sulle donne approvata dal Consiglio Regionale del Lazio. E’ stato approvato all’unanimità un Ordine del Giorno di istruzione alla Giunta Regionale presentato dal consigliere Fabrizio Santori avente ad oggetto “Tutela della donna nel matrimonio tradizionale e tutela della libertà d’espressione a fronte della Proposta di Legge nazionale contro l’omofobia e la transfobia”. Nello specifico, con l’approvazione di questo atto di indirizzo, il Consiglio Regionale del Lazio ha impegnato il governatore Zingaretti a sostenere tutte le azioni per il contrasto alla violenza per tutti i cittadini e senza sottostare ai deliri degli "studi di genere", ad esprimersi sulla questione dei limiti incostituzionali alla libertà di espressione che verrebbero imposti dal disegno di legge, attualmente in discussione in Parlamento, dal titolo “Disposizioni in materia di contrasto dell'omofobia e della trans fobia”, a mettere in atto politiche concrete a favore della famiglia costituita intorno al vincolo del matrimonio tradizionale. Straordinario e unico è stato il riconoscimento da parte del Consiglio regionale, all’unanimità, dei valori descritti nella premessa e cioè dell'importanza della lotta alla violenza indifferentemente dal genere. Ancora più importante è stato il riconoscimento della centralità della famiglia, ribadendo l'importanza del matrimonio, non tanto come legame religioso, ma dell’istituto stesso come progetto di vita che tutela la donna. Nell’atto approvato particolari riferimenti sono stati riservati alle famiglie numerose con minori, alle famiglie con disabili o anziano non autosufficienti, alle politiche abitative per la famiglia, garantendo centralità e cittadinanza sociale alla famiglia attraverso una strategia di medio termine che superi la logica degli interventi disorganici e frammentari avuti sino ad oggi. I consiglieri hanno sottoscritto un atto che certifica come la donna rappresenta il cardine della famiglia e nel proporsi come madre hanno coraggiosamente affermato come questo impegno vada tutelato con maggior forza e determinazione, senza letture ideologiche. L’ordine del giorno approvato rifiuta a chiare lettere le proposte faziose sulle cui basi era stata scritta la proposta di legge in origine, diffusamente e attentamente modificata dal Consiglio regionale, e la visione totalitaria che traspariva da quella scrittura, rappresentata dalle parole dell'ex ministro Carrozza e dell'assessore regionale del Lazio alla cultura Ravera, che con questo atto viene culturalmente sfiduciata. Questo documento rappresenta il vero dono fatto dal Consiglio Regionale per l’8 marzo e non solo alle donne ma a tutti i cittadini del Lazio che sono contrari alla violenza, all'ideologia e che credono fermamente nella famiglia tradizionale così come intesa dalla Costituzione Italiana. Impegni specifici per il Presidente della Regione Lazio - a perseguire l’obiettivo dell’educazione e prevenzione contro la violenza nella regione per tutti i cittadini indifferentemente dal sesso e senza sposare posizioni culturali marginali e marginalizzanti che puntano a segregare le donne dagli uomini in base alle pretese di “culture di genere” totalitarie e antidemocratiche; - ad esprimere la posizione della Regione Lazio in merito al disegno di legge, attualmente in discussione in Parlamento, dal titolo “Disposizioni in materia di contrasto dell'omofobia e della trans fobia” rappresentando al Governo le nostre preoccupazioni circa le limitazioni di libertà di espressione provenienti da un’eventuale approvazione di questa legge; - a farsi portavoce al Governo di problematiche ben più gravi ed urgenti che investono l’Italia, e nello specifico il Lazio, per cui tale legge non rappresenterebbe al momento una priorità; - A finanziare politiche concrete a sostengo della famiglia costituita intorno al vincolo del matrimonio, con particolare riferimento alle famiglie numerose con minori, alle famiglie con disabili o anziano non autosufficienti, alle politiche abitative per la famiglia, garantendo centralità e cittadinanza sociale alla famiglia attraverso una strategia di medio termine che superi la logica degli interventi disorganici e frammentari avuti sino ad oggi. Articolo n°3 LA FAMIGLIA La famiglia è la forma di tradizione più antica che conosciamo. Se l’umanità non si fosse organizzata in tribù, clan, famiglie, non avrebbe neppure potuto organizzarsi in nazioni. Per questo essa rappresenta l’organo più importante della società, difenderla e promuoverla è un dovere per qualsiasi Stato che voglia mantenere la pace nel proprio territorio. La famiglia, fin dall’antichità, ha avuto il compito di crescere le nuove generazioni, educandole al rispetto e all’amore per la propria cultura, per il proprio Paese, insegnando che in ogni istituzione esiste una gerarchia da rispettare e delle regole da amare. Il modo adeguato per comprendere la famiglia è osservarla all’interno di un contesto sociale. L’errore di oggi consiste nell’intendere la famiglia come un qualcosa di puramente individuale, come se fosse solo una questione tra due individui, mentre questa è un’istituzione naturale, su cui la società e le relazioni sociali trovano fondamento. Questo aspetto è particolarmente significativo per analizzare l’attacco che essa sta ricevendo in questo secolo. Proprio perché essa non è un qualcosa di privato cambiare il suo assetto, significa voler trasformare la società, la cultura ed i nostri modi di vita. Viviamo tuttavia in una società talmente individualista ed egoistica, che ci siamo oramai convinti della stupida idea che cambiare la forma della cellula fondamentale dell’umanità, non influenzerebbe la formazione dei nostri figli, non cambierebbe i nostri costumi, e sarebbe solamente un qualcosa circoscritto alle quattro mura di casa, che interesserebbe solo ai due sposi, e forse(se ce lo permettono) ai bambini. Vogliamo dire con questo che una famiglia, non può essere un diritto di tutti i cittadini che vogliano avere un bambino, ma un dovere di fronte alla propria società e alla propria nazione: un impegno, che un uomo e una donna, si prendono dinanzi a se stessi e agli altri, per contribuire allo sviluppo della comunità. La famiglia non è unicamente il rapporto coniugale tra padre e madre, ma anche e soprattutto una relazione di filiazione e di fraternità. La prima è un legame che si crea tra i genitori e i propri figli. Un rapporto che si basa innanzitutto sui vincoli di sangue, e che si stringe nella convivenza. La fraternità è invece possibile solamente in famiglie unite e coese, nelle quali nasce un rapporto di condivisione e fiducia tra genitori e figli. Altro aspetto di particolare importanza, è il rapporto tra padre e figlio ed è fondamentale capire come questo influisca nello sviluppo di una società. La filiazione è la radice della nostra identità e il primo passo per comprenderla. Le teorie che vengono spalleggiate dalle associazioni LGBT e che reputano identico per la crescita del bambino che questo cresca in una famiglia composta da due diversità complementari come l’uomo e la donna o che venga allevato all’interno di relazioni omosessuali, manifestano un voler respingere ad ogni costo non solo il diritto naturale ma, l’importanza stessa di potersi riconoscere in una storia con un’identità e una cultura. Ogni essere umano ha il diritto di conoscere i propri antenati e le proprie tradizioni, di poter essere abbracciato da una madre ed educato da un padre. Mai nessuna associazione potrà distruggere l’evidenza della natura umana e la bellezza di crescere e vivere in una famiglia vera. Luca Roncella Articolo n°2 Ma gli omosessuali sono davvero orgogliosi di loro stessi? Da mesi assistiamo all’intensificarsi delle lotte delle lobby LGBT che, sotto il falso nome della tutela dei diritti umani, perseguono, con forza e isteria allo stesso tempo, esigenze individualistiche ed egoistiche volte ad affermare legalmente ciò che loro, in un’accezione assolutamente personalissima, chiamano diritti: matrimonio, adozione di bambini e più in generale pseudo-famiglia. Tralasciando il misconoscimento relativo a questi aspetti concreti della vita ormai declassati a mero diritto che ognuno nevroticamente può pretendere a proprio piacimento e a tutti costi, svuotando il concetto di famiglia, e oggettivando i bambini ormai in balia di capricciose pretese e imputate di piedi, ci chiediamo se davvero, stando così le cose, le persone LGBT siano davvero orgogliose di ciò che sono, dello stile di vita che gli appartiene, e se si sentano davvero così dignitosi in loro stessi. Domanda piuttosto ovvia che sorge spontanea nel momento in cui non possiamo fare a meno di notare che tutta la loro dignità e tutto il orgoglio non ruota attorno al loro status vitae, ma attorno al modello eterosessuale, che loro stessi PER PRIMI assolutizzano a canone di verità, confermando implicitamente quanto affermiamo e sosteniamo, senza rendersi conto della trappola per topi che da soli si costruiscono. Sembra quasi che l’affermazione del loro essere si concluda in una disperata imitazione delle prerogative esclusive per natura alle coppie eterosessuali. Non sarà forse il caso di dire che i primi omofobi siano loro verso loro stessi? Tale interpretazione è inoltre avvalorata da tutta quella frangia di omosessuali non gay (ignorata e derisa dai gay estremisti) che, coerentemente, si sentono sminuiti nel loro essere da tali pretese: gli omosessuali non gay non sono infatti dei “gay repressi”, ma individui che si apprezzano e amano per ciò che sono: non hanno bisogno di copiarci; non hanno bisogno di sposarsi perché si amano con coscienza, ossia nei pregi e nei limiti della loro natura che apprezzano e non considerano in nulla mancante; non hanno bisogno di comprare i bambini perché riconoscono il valore unico e irriducibile della famiglia da cui provengono e la difendono; e non hanno bisogno di indottrinare con teorie educative utopiche i figli altrui agendo a livello scolastico sin dalla più tenera età. Tali pretese dei cosiddetti gay “allegri”, che poi tanto allegri non sembrano, offendono e sminuiscono la dignitosità del restante mondo omosessuale (in netta maggioranza e oscurato da volontà lobbystiche e politiche perché scomodo), dipingendolo unicamente come un mondo privo di valori e di rispetto verso sé e verso gli altri. Ma allora, se non solo noi, ma anche la maggioranza degli omosessuali, non ha di queste pretese illegittime, quale sarà il vero intento di questa manovra lobbystica...? DIFENDIAMOCI DALL'AGGRESSIONE DEI VERI VALORI ANTROPOLOGICI OGGI MESSI IN CRISI ATTRAVERSO TATTICHE E STRATAGEMMI TUTT'ALTRO CHE TRASPARENTI. Articolo n°1 Il colmo della crudeltà umana: 'uomo che cerca la sua stessa fine Il XXI sarà ricordato nella storia dell'umanità come il secolo della guerra dell'uomo contro se stesso. Da oltre 50 anni infatti, un sistema disumano e corrotto sta mandando avanti un attacco contro l’uomo e la sua natura attraverso politiche abortistiche, celate come diritto della donna di disporre del “proprio” corpo, e mettendo in continua discussione la cellula fondamentale della società: la famiglia, da ultimo cercando di equiparare al matrimonio un qualcosa che solo per la sua composizione non potrà mai essere considerato tale. Già Spengler al principio del 900 parlava di "Tramonto dell'Occidente" e a ribadircelo sono ormai gli stessi dati che ci parlano di una netta diminuzione della natalità europea. La nostra è una società vecchia, e facciamo di tutto per peggiorare questa situazione. L'Europa, terra di eroi, simbolo di una grande civiltà fondatasi nella filosofia greca, nel diritto romano, nello spirito germanico ed unitosi nella fede cristiana, rischia oggi di capitolare per mano dei suoi stessi "padroni". Sembra quasi che il Vecchio Continente sia stufo di esistere, di essere luce e faro del mondo, un esempio per tutta l'umanità. L'ultima pugnalata arriva dal governo belga con l'approvazione dell'eutanasia minorile. Intanto, in Italia a fronte ad una crisi che strozza sempre più i propri cittadini, si pensa a come garantire maggiori agevolazioni per le coppie gay che pur rappresentando una minoranza davvero irrilevante sembrano avere la precedenza rispetto alle migliaia di coppie etero che ogni giorno devono affrontare le difficoltà per mantenere una famiglia; si punta ad annullare i concetti e le parole di padre e madre, considerati razzisti, per far spazio a "genitore 1" e "genitore 2". Tutto in nome di una non meglio specificata Dittatura di Stato. Di fronte a questa morte morale e culturale del nostro Paese e del nostro Continente, confidiamo in una reazione forte e coraggiosa proveniente dai giovani europei, i quali, ispirati da secoli di storia, decidano di dare ascolto alla voce della ragione e della tradizione chiudendo la porta a lobby e associazioni che fanno di tutto per creare un nuovo che è contro l'uomo, la sua storia e il suo futuro. La famiglia naturale, che fin dall'antichità è sempre stato il centro della vita di uno Stato ora è realmente minacciata, accusata di essere retrograda e distante dalle esigenze moderne. Le persone, bombardate da messaggi ad hoc, hanno forse dimenticato l'importanza di una famiglia con un padre ed una madre per un bambino, che NON è un DIRITTO, ma una persona che HA il DIRITTO di nascere da una madre, con accanto un padre, che possano educarlo a vivere, a rispettare gli altri, a crescere e a diventare una persona matura. Queste associazioni, che parlano di diritti civili, dimenticando doveri e diritti naturali, sono talmente accecate dall'egoismo e dall’edonismo che sono dimentichi della loro stessa natura. Da parte nostra, cercheremo sempre di lottare per la libertà di ogni bambino ad avere un padre e una madre, di una coppia di sposi a creare una buona famiglia e di ogni uomo perché sappia conoscere i propri diritti ed i propri doveri, senza confondere il diritto con il "volere" e il dovere come una semplice "obbligazione".
Fausto

eutanásia de recém nascido na Holanda = aborto post parto

il programma di HITLER per eliminare i bambini malati era molto simile:
Per l’uccisione dei bambini il Comitato del Reich creò reparti di eutanasia infantile presso i grossi ospedali statali, i cosiddetti “reparti per l’assistenza esperta dei bambini”. Il Ministero chiese che il sistema assistenziale coprisse i costi dei ricoveri assicurando che sarebbe stato denaro ben speso perché i risparmi …Altro
il programma di HITLER per eliminare i bambini malati era molto simile:
Per l’uccisione dei bambini il Comitato del Reich creò reparti di eutanasia infantile presso i grossi ospedali statali, i cosiddetti “reparti per l’assistenza esperta dei bambini”. Il Ministero chiese che il sistema assistenziale coprisse i costi dei ricoveri assicurando che sarebbe stato denaro ben speso perché i risparmi futuri avrebbero abbondantemente compensato il costo iniziale.

II) Il percorso

L’iter aveva inizio con la compilazione del modulo da parte di un medico o dell’ostetrica, modulo che veniva trasmesso alle autorità sanitarie locali e da queste al Comitato del Reich, attraverso la casella postale. Qui gli esperti prendevano la decisione: un semplice segno + indicava l’inclusione nel programma dell’eutanasia e quindi la morte, un segno - l’esclusione e quindi la salvezza.

Seguiva il trasferimento nel reparto di eutanasia dove, dopo un breve periodo di osservazione, il medico redigeva la diagnosi, quasi sempre sfavorevole (anche se spesso in contraddizione con quella del medico di famiglia che conosceva molto meglio il bambino). D’altra parte, i medici del reparto di eutanasia erano nella maggioranza senza specializzazione e inoltre erano giovani e desiderosi di far carriera e il Comitato del Reich ricompensava con un premio in denaro il personale medico dei reparti di eutanasia infantile più “produttivi”.

In base a queste diagnosi sfavorevoli i periti del Comitato davano l’ordine effettivo di sopprimere il bambino. Le invalidità che determinavano l’inclusione nel programma di eutanasia erano quelle che si riteneva avrebbero impedito al bambino di diventare un adulto autonomo nonostante, anche a quell’epoca, molti medici sostenessero che è impossibile giungere ad una prognosi definitiva circa le possibilità future basandosi sulla diagnosi dei primi anni di vita.

Le eutanasie svolsero anche la macabra funzione di laboratorio per il “progresso della scienza”. Numerosi istituti scientifici trassero profitto dalle uccisioni; infatti gruppi selezionati di piccoli disabili furono sottoposti a studi medici prima e dopo l’uccisione. Nelle autopsie vennero asportati gli organi, specie il cervello, per supposti scopi scientifici.

III) Le pressioni sui genitori.

Il trasferimento dei bambini nei reparti di eutanasia non incontrava alcun ostacolo se i piccoli erano istituzionalizzati, ma la maggior parte dei neonati e dei piccolissimi sotto i tre anni erano in famiglia, oppure ricoverati in piccoli ospedali. Perciò bisognava convincere i genitori, compito che fu affidato, di solito, agli ufficiali sanitari locali.

Generalmente i genitori non si opponevano perché le autorità li ingannavano dicendo che, in quei reparti, i loro figli avrebbero potuto avere le cure necessarie. Alcuni genitori però si opposero, perché insospettiti.

Così, il 20 settembre 1941 il Ministero emanò una circolare indirizzata alle amministrazioni degli Stati federali e agli uffici sanitari pubblici in cui spiegava che l’istituzionalizzazione dei bambini disabili avrebbe liberato la famiglia in modo da consentire ai genitori di prendersi meglio cura dei fratelli sani. Inoltre, si accusavano familiari e medici di famiglia di non saper valutare la gravità delle minorazioni, in particolare nel caso dei bambini “mongoloidi”, la cui disposizione alla musica veniva erroneamente interpretata come motivo di ottimismo. Questa specificazione per i bimbi down era dovuta al fatto che inizialmente fu uno dei periti che formavano il Comitato del Reich ad opporsi alla loro inclusione nel programma di eutanasia sostenendo che “i mongoloidi possiedono un gusto particolare per la musica e un amore alla vita”. Inoltre la circolare indicava anche la possibilità di ricorrere alla forza in caso di persistente rifiuto da parte dei genitori alla consegna dei figli. Infine, subdolamente, la circolare evidenziava che il rifiuto ad istituzionalizzare il figlio disabile sarebbe stato dannoso per i figli sani e per l’intera famiglia. Pertanto le autorità sanitarie “avrebbero potuto indagare per stabilire se tale rifiuto costituisse una violazione al diritto di custodia”. A questa palese minaccia di togliere loro il diritto di custodia, solitamente i genitori cedevano.

Sulle madri sole, perché il marito era in guerra, la pressione fu più forte. Il Comitato del Reich ricorse agli uffici locali del lavoro per assegnare quelle che si rifiutavano di separarsi dal figlio alla manodopera temporanea (ovviamente questa misura coercitiva era efficace solo con madri appartenenti alla classe lavoratrice).

Tattiche analoghe furono impiegate anche contro i genitori che tentavano di riprendersi i loro figli dai reparti di eutanasia. Nonostante petizioni, denunce e il ricorso a sotterfugi di ogni genere, solo pochissimi riuscirono a riavere i propri figli.

IV) I metodi di uccisione.

La scelta dei metodi di uccisione veniva lasciata ai medici dei reparti infantili di eutanasia. Uno era la morte per inedia. “Queste creature sono solo un onere per il nostro corpo sanitario nazionale. Noi non uccidiamo con veleno o con metodi che permetterebbero alla stampa straniera di allestire una campagna diffamatoria. Il nostro metodo è molto più semplice e naturale”.

Questa fu la cinica dichiarazione del direttore di uno dei reparti di eutanasia il quale, in seguito, si difese in tribunale precisando che ai bambini non era stato tolto il cibo all’improvviso, ma erano state ridotte lentamente le razioni.

Questo non fu però il metodo più generalizzato.

Il preferito fu l’uso di farmaci quali la morfina, il luminal, il veronal e il bromuro; farmaci usati regolarmente in queste strutture, che divenivano letali solo quando si aumentava la dose. Si evitava così, molto prudentemente, il ricorso a veleni estranei. Non solo: l’overdose di barbiturici non provocava la morte immediata, ma dava delle complicazioni mediche, in particolare la polmonite, che in pochi giorni provocava il decesso. A quel punto i medici constatavano la “morte naturale”.

L’uccisione dei bambini fu il primo atto del programma di sterminio dei disabili per eutanasia.

Quando, nell’agosto del 1941, Hitler, su pressione dell’opinione pubblica e delle Chiese cattolica e protestante, ordinò l’interruzione della prima fase dell’eutanasia degli adulti disabili, i bambini non rientrarono in quest’ordine e le uccisioni infantili continuarono fino alla fine della guerra estendendosi dai primi tre anni di vita fino all’adolescenza. Inoltre, si estese il ventaglio delle disabilità comprendendo anche invalidità lievi, problemi comportamentali e difficoltà di apprendimento.
Fausto

PROGETTO GEMMA : IN 20 ANNI 20.000 BAMBINI NATI !

Nel 1994 è nato Progetto Gemma, servizio per l'adozione prenatale a distanza di madri in difficoltà, tentate di non accogliere il proprio bambino. Una mamma in attesa nasconde sempre nel suo grembo una gemma (un bambino) che non andrà perduta se qualcuno fornirà l'aiuto necessario. ProgettoGemma offre ad una mamma un sostegno economico che le può consentire di portare a termine con serenità il …Altro
Nel 1994 è nato Progetto Gemma, servizio per l'adozione prenatale a distanza di madri in difficoltà, tentate di non accogliere il proprio bambino. Una mamma in attesa nasconde sempre nel suo grembo una gemma (un bambino) che non andrà perduta se qualcuno fornirà l'aiuto necessario. ProgettoGemma offre ad una mamma un sostegno economico che le può consentire di portare a termine con serenità il periodo di gestazione, accompagnandola nel primo anno di vita del bambino. E' un'idea in più per collaborare con gli oltre 331 Centri di aiuto alla vita che offrono in tutta Italia accoglienza e sostegno alle maternità più contrastate. Il contributo degli adottanti è un segno tangibile di presenza e di aiuto concreto, nonchè una prima risposta per dare coraggio alle mamme. Attraverso questo servizio, con un contributo minimo mensile di 160 euro, si può adottare per 18 mesi una mamma e il suo bambino. Chiunque può fare queste adozioni: singoli, famiglie, gruppi parrocchiali, di amici o di colleghi, comunità religiose, condomini e classi scolastiche. Hanno aderito al Progetto anche Consigli comunali e perfino gruppi di carcerati. Spesso l'adozione viene proposta come dono per matrimoni, battesimi, nascite o in ricordo di una persona cara. Dal 1994 al 2013, i bambini nati grazie a Progetto Gemma sono stati circa 20.000 e solo per l'anno 2011 le mamme aiutate sono state più di 1000. Che gioia sapere che un bambino è nato e una madre non ha abortito grazie alla tua solidarietà: sentirsi non solo genitori di un bambino, ma anche fratello o sorella di una mamma che finalmente sorride.
Fausto

FILOSOFIA DEL GENDER- prima parte

Gli effetti dell’ideologia Gender sono sotto gli occhi di tutti. In Francia, come in Italia, aumentano gli episodi di intolleranza verso coloro i quali non si allineano alla nuova dittatura ideologica, che ha trovato terreno fertile nella politica più estrema. E’ emblematico l’episodio che è avvenuto ad un anziano di 84 anni nel paese d’oltralpe: Xavier Dor noto combattente pro-life trasalpino,…Altro
Gli effetti dell’ideologia Gender sono sotto gli occhi di tutti. In Francia, come in Italia, aumentano gli episodi di intolleranza verso coloro i quali non si allineano alla nuova dittatura ideologica, che ha trovato terreno fertile nella politica più estrema. E’ emblematico l’episodio che è avvenuto ad un anziano di 84 anni nel paese d’oltralpe: Xavier Dor noto combattente pro-life trasalpino, era stato ritenuto colpevole per aver regalato a una donna incinta un paio di scarpette per dissuaderla dall’aborto. L’uomo dovrà pagare una multa di 10.000 euro, rischiando anche un mese di galera. Lo stato francese ha introdotto nella legge Weil del 1975 la nuova figura del “reato di intralcio all’aborto”, “le délit d’entrave”. Chi lo commette dimostra di essere “abortofobo”, evidente traslazione concettuale delle leggi sull’omofobia, che possono essere estese teoricamente a qualsiasi condotta “deviante” di pro life e di cattolici intransigenti. Con le modifiche alla legge Weil – che in Francia ogni anno miete 220.000 vittime prima della nascita – l’aborto viene dichiarato esplicitamente “un diritto di tutte le donne che non desiderano portare a termine la gravidanza”. In base al “reato di intralcio all’aborto”, ora i pro life francesi possono essere processati e condannati anche solo per le attività di informazione e dissuasione in ospedale, per aver indicato alla donna un numero di telefono oppure averle indotte a riflettere su che cos’è l’aborto. Non solo: in base a questa legge vengono criminalizzati anche coloro che organizzano e partecipano a Marce per la Vita, oppure hanno siti web antiabortisti. La pena massima prevista dalla legge è di 2 anni di prigione e 30 mila euro di sanzione. La Fondazione Lejeune parla di “attentato alla libertà di espressione”. Xavier Dor è stato la prima vittima di questa legge, voluta da uno stato che da anni egli definisce “République luciférienne”.Immaginate cosa potrà succedere in Italia con l’approvazione della legge Scalfarotto, impregnata dell’ideologia del genere. Fino a quando potremo parlare liberamente, avremo la possibilità di far conoscere il pericolo della nuova dittatura ideologica. A Roma, dopo tante polemiche, la Consigliere, Lavinia Mennuni, è riuscita ad organizzare il convegno abolito a causa delle polemiche sorte sull’opportunità di informare l’opinione pubblica sul gender.
Pertanto, si terrà venerdì 31 gennaio 2014 alle ore 17 in Campidoglio, presso la Sala della Protomoteca, il convegno“Ideologia del Gender: quali ricadute sulla famiglia?” patrocinato da Lavinia Mennuni, Consigliere di Roma Capitale e promosso dall’Associazione Famiglia Domani. “ Il convegno – si legge in una nota di Lavinia Mennuni - intende portare all’attenzione anche della città di Roma i gravi pericoli derivanti dalla cosiddetta ideologia del Gender, e le possibili devastanti conseguenze negative in tema di formazione della persona umana e dell’istituto familiare che simili teorie rischiano di arrecare”. Al convegno che avrà come moderatore l’Avv. Claudio Vitelli, ha dato la propria adesione Federico Guidi – Coordinatore del tavolo cittadino per le politiche a sostegno della vita e della famiglia, numerosi rappresentanti istituzionali dei Municipi romani, tra cui Stefano Oddo, Simona Peri, Isabella Foglietta, Stefano Erbaggi, Luigi Di Bella, nonché associazioni e cittadini che hanno in questi mesi partecipato ai lavori del tavolo stesso tra cui il comitato per la Famiglia. I lavori inizieranno alle ore 17 e vedranno la partecipazione dell’Avv. Gianfranco Amato – Presidente dei Giuristi per la Vita, Padre Giorgio Carbone – Ordinario di Bioetica, il Dott. Vittorio Lodolo D’Oria – Medico Ematologo, la Dott.ssa Dina Nerozzi – Medico Psichiatra. “Reputo necessario una grande e approfondita riflessione su tali tematiche che rischiano di minare gravemente i valori fondamentali della nostra società” sottolinea Lavinia Mennuni. “Considero significativo che tale convegno si svolga proprio in Campidoglio dove più forte è sembrato essere in questi mesi l’attacco delle forze relativiste al fondamentale istituto della famiglia naturale”. Ricordo che a questo stesso convegno era stata incredibilmente tolta la disponibilità della sala e ringrazio l’Associazione Famiglia Domani che non ha inteso arrendersi a quella che sembrava essere una censura preventiva e che riproponendo questo spazio tematico offre a tutti i romani la possibilità di discutere, approfondire e confrontarsi con argomentazioni di assoluta rilevanza politica e sociale. Mi corre infine l’obbligo di ringraziare anche l’Amministrazione comunale che ha inteso correggere qualche propria titubanza iniziale e consentire con lo svolgimento di questo convegno la libera espressione delle idee tanto più importante poiché si svolge in un luogo da sempre spazio di democratico confronto e aperto alla libera partecipazione di tutti i romani quale il Campidoglio. “Naturalmente non posso non ribadire - continua la Mennuni – la mia più ferma opposizione ad ogni iniziativa sul tema del riconoscimento normativo a situazioni che esulano dalla famiglia naturale, come quelli che l’Amministrazione Marino intende approvare. Ma sono certa che anche grazie a questo convegno, nel quale intendo mantenere alta l’attenzione sul tema delle politiche cittadine a sostegno della famiglia naturale, potrà iniziare una grande mobilitazione delle coscienze e delle donne e degli uomini liberi che non intendono assistere passivamente allo smantellamento della famiglia naturale e ai valori insostituibili e profondi ad essa collegati”. di Ornella Felici
Fausto

FILOSOFIA DEL GENDER- seconda parte

SU TEMPI.IT :
Eutanasia, teoria del gender, aborto: il Demonio ha un progetto culturale, noi abbiamo la “gioia del Vangelo”
Dicembre 8, 2013 Pippo Corigliano
L’orizzonte non sembra sereno. La lobby finanziaria mondiale non si limita alla speculazione ma impone un progetto culturale. A qualche anno dalla fine della guerra è cominciata una campagna di demolizione della morale popolare.
Nel ’67 i …Altro
SU TEMPI.IT :
Eutanasia, teoria del gender, aborto: il Demonio ha un progetto culturale, noi abbiamo la “gioia del Vangelo”

Dicembre 8, 2013 Pippo Corigliano

L’orizzonte non sembra sereno. La lobby finanziaria mondiale non si limita alla speculazione ma impone un progetto culturale. A qualche anno dalla fine della guerra è cominciata una campagna di demolizione della morale popolare.
Nel ’67 i produttori cinematografici americani hanno abolito il codice Hays di autoregolazione che garantiva la moralità dei film di Hollywood, nel ’68 la contestazione giovanile ha portato la rivoluzione sessuale e il rifiuto dell’autorità sotto qualsiasi forma; il divorzio e l’aborto sono stati considerati “conquiste civili”, l’edonismo reaganiano ha caratterizzato gli anni Ottanta mentre dal ’90 in poi è cominciata l’esaltazione dell’omosessualità che ora dilaga con la teoria del “gender” che non riconosce la distinzione dei sessi e considera l’unione omosessuale un vero matrimonio. La tutela della vita scompare con l’eutanasia, applicata in Belgio anche ai bambini.
Non sono “mode”, c’è un’organizzazione capillare che porta avanti queste campagne secondo un progetto. I grandi burattinai sembrano al servizio del Demonio. Dietro le persecuzioni (che aumentano ovunque) dei cristiani s’intuisce una strategia che punta allo scontro di civiltà (utile a petrolieri e guerrafondai) e all’intimidazione della Chiesa. D’altro lato abbiamo papa Francesco che ci ha regalato l’esortazione Evangelii Gaudium (da studiare bene) che spiega il suo pensiero e la sua azione. «Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa», confida il Papa. La Provvidenza provvede.

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Fausto

FILOSOFIA DEL GENDER- seconda parte

IDEOLOGIA DEL GENDER
DALL’ONU E L’UNIONE EUROPEA una ideologia anticattolica fondata sui “diritti riproduttivi”.

Il prossimo 20 ottobre, in un apposito convegno organizzato dall' Ufficio per la pastorale della Famiglia e dalla Diocesi di Civitavecchia e Tarquinia, in collaborazione con il Movimento per la Vita di Civitavecchia, l'Associazione Salesiani Cooperatori e con l'adesione di numerose …Altro
IDEOLOGIA DEL GENDER
DALL’ONU E L’UNIONE EUROPEA una ideologia anticattolica fondata sui “diritti riproduttivi”.


Il prossimo 20 ottobre, in un apposito convegno organizzato dall' Ufficio per la pastorale della Famiglia e dalla Diocesi di Civitavecchia e Tarquinia, in collaborazione con il Movimento per la Vita di Civitavecchia, l'Associazione Salesiani Cooperatori e con l'adesione di numerose associazioni e movimenti regionali e locali, si parlerà della nuova Filosofia del Gender, sponsorizzata da ONU ed Unione Europea.
E' una teoria a largo respiro, che intende promuovere una nuova antropologia fondata essenzialmente in un artificio intellettuale che separa il sesso maschile e femminile ( dato biologico) dal genere, quale dato sociale e culturale. Mentre i sessi sarebbero due, dato naturale, il genere sarebbe indipendente da esso, per cui avremmo non più soltanto genere maschile e femminile, ma ben 23 generi a seconda delle diverse sensibilità delle persone, mutabile anche nel corso dell'esistenza.
Nella filosofia del GENDER o del genere,insomma, il sesso o meglio l'orientamento sessuale non è più un dato originario della natura che l’uomo deve accettare e riempire personalmente di senso, bensì un ruolo sociale del quale si decide autonomamente, mentre finora era la società a decidervi. I diversi orientamenti sessuali (lesbismo, omosessualità, transessualismo, ecc.) sarebbero “naturali varianti della sessualità umana”, a disposizione della scelta autonoma dell’individuo. Il genere sarebbe dunque la costruzione sociale o culturale del sesso, ovvero chiunque potrebbe determinare il proprio genere e modificarlo a suo piacimento (secondo la “Australian human rights commission” l’essere umano si distingue in ben ventitré generi: uomini, donne, omosessuali, bisessuali, transgender, trans, transessuali, intersex, androgini, agender, crossdresser, drag king, drag queen, genderfluid, genderqueer, intergender, neutrois, pansessuali, pan gender, third gender, third sex, sistergirl e brotherboy).
Dalla teoria del gender correttamente applicata alle legislazioni ( come accaduto negli USA ed in alcuni stati europei, come Germania, Francia Spagna, Inghilterra, derivano delle conseguenze pratiche, quali ad esempio la previzione dell'insegnamento di questa teoria nelle scuole, le leggi contro l'omofobia e le leggi per il matrimonio e l'adozione per coppie dello stesso sesso.
I tentativi delle organizzazioni internazionali di far scomparire vocaboli come madre e padre, in favore di definizioni prive di caratterizzazione sessuale, come ‘progetto parentale’ o ‘genitorialità’, e la stessa sostituzione delle parole uomo e donna con un termine neutro, ‘genere’, tendono ad annullare la differenza sessuale e la specificità dei ruoli di madre e padre”.
Insomma ci troviamo di fronte ad uno strumento ideologico volto a superare la naturale differenza uomo donna, maschio femmina, con un progetto planetario ben definito : quello di riconoscere ed aprire ad ogni tipo di unione tra due persone, indipendentemente dal sesso.
Tra i relatori avremo occasione di avere l'On. Eugenia Roccella, che, in un libro, ha messo a fuoco per la prima volta in modo diretto e documentato questo progetto che si risolve in una avversione anticattolica dell’ONU e dell’UE. Il titolo è esplicito: “Contro il cristianesimo. L’ONU e l’Unione Europea come nuova ideologia”. Le autrici sono Eugenia Roccella e Lucetta Scaraffia.
Nell’introduzione al volume, Roccella e Scaraffia individuano la radice della nuova ideologia nella
“separazione fra sessualità e procreazione”. Ne vedono lo sbocco “oltre i confini dell’aborto, nel ritorno
strisciante all’eugenetica”. E concludono:
“Più che di un modello di comportamento sessuale diverso, ma concettualmente analogo a quelli che
l’hanno preceduto nella storia, si tratta di una vera e propria utopia, perche si fonda sull’idea che gli esseri umani possano trovare la felicità nella realizzazione dei propri desideri sessuali, senza limiti morali, biologici, sociali e relazionali legati alla procreazione. Un’utopia che ha le sue radici nella rivoluzione sessuale occidentale degli anni Sessanta, e che risulta tuttora indiscussa anche se non sembra aver mantenuto le sue promesse. Un’utopia che ne riecheggia un’altra, di infausta memoria: che la selezione dei nuovi esseri umani possa creare un’umanità migliore, più sana, più bella.
“L’imposizione di questa utopia ai paesi del Terzo Mondo sembra costituire lo scopo principale dell’attività di molte organizzazioni internazionali, e condiziona aiuti finanziari e rapporti diplomatici.
“A questa si affianca, anzi, ne è il logico complemento, l’utopia irenica di chi crede che solo l’abolizione delle religioni – soprattutto quelle monoteiste – possa realizzare la fine dei conflitti per l’umanità. Si tratta di un pensiero così diffuso e così ben radicato che non si può facilmente mettere in discussione, soprattutto nelle sedi internazionali. E chi osa farlo, come la Chiesa cattolica, viene criticato, penalizzato e accusato di voler ostacolare la costruzione di un radioso futuro di armonia”.
* * *
Il libro è tutto da leggere. Basta qui richiamarne alcuni spunti di particolare interesse:
– l’indebolimento negli anni, attraverso successive varianti, della carta dei diritti universali del 1948, ove ad esempio l’originario diritto di “cambiare religione” si riduce ad “avere o adottare una religione” e infine, nel 1981, solo ad “avere una religione”;
– la tesi delle organizzazioni dell’ONU secondo cui la famiglia “rappresenta l’istituzione per eccellenza ove si definisce la subordinazione femminile” e quindi va combattuta e tendenzialmente smantellata;
– l’invenzione e la messa in opera su vasta scala della formula “salute riproduttiva”, secondo cui “il diritto alla vita è riservato solo alle donne, mentre una politica di severo contenimento demografico si oppone alla nascita dei figli”;
– la dettagliata ricostruzione del sostegno dato dall’ONU – e anche da esponenti cattolici – a “eventi e
organismi interreligiosi finalizzati a sostituire le religioni tradizionali con una religione unica, mondiale,basata sulla dichiarazione dei diritti dell’uomo”;
– la decisione della Santa Sede, annunciata nel 2000, di sospendere il proprio contributo finanziario
all’UNICEF, perché “trasformato da baluardo in difesa dei bambini e delle madri in ennesima agenzia per il controllo delle nascite”;
– i ripetuti attacchi della commissione sui diritti umani del parlamento europeo, nelle sue relazioni annuali, contro la Chiesa cattolica accusata di “fondamentalismo” in ogni campo, ma soprattutto in quello sessuale;
– l’intreccio strettissimo, fin dal primo Novecento, tra antinatalismo ed eugenetica, e la continuazione di quest’ultima sotto nuove vesti anche dopo il discredito ottenuto col nazismo;
– i casi esemplari di Iran, Cina, India, Bangladesh, dove la povertà e l’assenza di meccanismi democratici consolidati hanno reso le donne facili vittime di sperimentazione di contraccettivi rischiosi per la salute, di sterilizzazioni di massa e aborti forzati;
– il presupposto delle organizzazioni dell’ONU secondo cui l’offerta di aborto e contraccezione è, in
qualunque contesto, il primo elemento di emancipazione per le donne e il solo perseguito di fatto: come in Iran, dove i programmi per il controllo della fertilità hanno avuto grande successo ma le donne continuano a essere soggette all’oppressione maschile;
– l’impressionante contrasto tra l’impegno antinatalista profuso dalle organizzazioni internazionali nei paesi poveri e l’invarianza nell’ultimo decennio del numero delle donne morte per parto, più di mezzo milione l’anno.
Scrive a questo proposito Eugenia Roccella:
“I dati confermano come i cosiddetti servizi alla salute riproduttiva siano rivolti moltissimo alla prevenzione e interruzione delle gravidanze indesiderate, ma pochissimo alle cure per le gravidanze desiderate. Il modo principale con cui si intende ridurre la mortalità da parto è ridurre, semplicemente, il numero dei parti, e aumentare quello degli aborti”.
E ancora, a proposito dei linguaggi adottati in questo campo da ONU ed UE:
“Ad ogni appuntamento internazionale si apre una lotta terminologica che a un osservatore estraneo
potrebbe apparire incomprensibile. Ma dietro le differenze semantiche si nasconde lo scontro sui concetti.
Per esempio, la scomparsa di vocaboli come madre e padre, in favore di definizioni prive di caratterizzazione sessuale, come ‘progetto parentale’ o ‘genitorialità’, e la stessa sostituzione delle parole uomo e donna con un termine neutro, ‘genere’, tendono ad annullare la differenza sessuale e la specificità dei ruoli di madre e padre.
“C’è un progetto culturale molto diffuso, e in parte inconsapevole, che mira a sganciarsi il più possibile dal diritto naturale, fondamento dei diritti umani. Se non c’è più un diritto naturale inalienabile che garantisca l’eguaglianza degli esseri umani (per esempio per quanto riguarda il diritto alla vita e alla libertà personale), tutto diventa contrattabile e relativo. Rafael Salas, ex direttore dell’UNFPA, ha sostenuto che le spaventose violazioni dei diritti umani attuate in Cina durante gli anni della politica del figlio unico non erano tali per i cinesi. Aborti forzati, abbandono e uccisione dei neonati, secondo Salas, erano metodi che ‘per le loro norme culturali non erano affatto coercitivi’. Questo è relativismo etico: ma è chiaro che si tratta di una concezione che porta alla distruzione dell’idea stessa dei diritti umani”.
Fausto

FILOSOFIA DEL GENDER- seconda parte

LA TEORIA DEL GENDER : ATTACCO MORTALE ALLA FAMIGLIA.
Crediamo sia necessario trattare di un tema che investe ormai le famiglie italiane e l'educazione dei figli. Sono sempre più numerose le trasmissioni tv che tentano, in materia di identità sessuale, di far passare delle teorie che minano al cuore la struttura della famiglia, come fino ad oggi è stata intesa: genitori e figli. Le serie televisive …Altro
LA TEORIA DEL GENDER : ATTACCO MORTALE ALLA FAMIGLIA.

Crediamo sia necessario trattare di un tema che investe ormai le famiglie italiane e l'educazione dei figli. Sono sempre più numerose le trasmissioni tv che tentano, in materia di identità sessuale, di far passare delle teorie che minano al cuore la struttura della famiglia, come fino ad oggi è stata intesa: genitori e figli. Le serie televisive mostrano invece, sempre, famiglie cosiddette aperte, apparentemente felici, condite da tradimenti e quant’altro. In questi programmi, a volte anche raccomandati alle famiglie, è capitato anche di vedere delle scelte di “campo” ambigue da parte di uno dei genitori. Negli ultimi giorni, a seguito della vicenda che ha interessato l’ex presidente della Regione, si torna a parlare di transessuali, transgender, bisessualità ed altro ancora, con il rischio di confondere ancor più le idee ai giovani ed alle famiglie italiane. Il figlio di una mia collega ha chiesto alla mamma, assistendo ad una di queste trasmissioni : “Mamma, perché quel signore è vestito da donna ma ha la voce da uomo?”. Se quella mamma fosse stata meno preparata, avrebbe ripetuto il messaggio che va per la maggiore nei programmi TV “ E’ un uomo che si veste da donna, ed è una delle possibilità sessuali che ci vengono proposte oggi, nel mondo moderno,sono tutte scelte possibili per una persona libera ed adulta”. Ora, senza esprimere giudizi su chi vive l’esperienza della transessualità e, a volte, della prostituzione, crediamo che genitori e ragazzi vadano allertati sul pericolo di aderire a tali teorie, che equiparano tranquillamente il sesso naturale tra uomo e donna, ad altre situazioni e possibilità, affermate in una teoria che si sta affermando in tutto il mondo occidentale: quella del GENDER, cioè del “genere”, e della sua, diciamo così, flessibilità.
Alcuni Stati, molti media, lobby interessate – tentano di far passare questa filosofia,già assunta nei programmi scolastici ed educativi in Europa, per compiacere gruppi di pressione molto forti ed organizzati a livello internazionale e nazionale : il concetto di «gender» rappresenta un’altra sfida, a livello antropologico, nei confronti della famiglia. Oggi si può meglio constatare che si tratta di un elemento strategico della ideologia del femminismo radicale, secondo la quale l’identità sessuale sarebbe un problema di impostazione, non a livello di natura, ma una scelta prodotta da pressioni o dal contesto culturale. Dunque, l’identità sessuale diventerebbe una scelta e quella scelta «libera», nella sua varietà, andrebbe rispettata. Secondo la nuova ideologia del «gender», se non è rispettata la scelta di una identità libera — ed è questa la strada per rendere possibili le unioni di fatto a carattere omosessuale — allora la società deve cambiare (tale scelta deve, ad ogni modo, rifiutare l’immagine della donna come schiava della famiglia, della maternità e dell’uomo, ma anche di una sessualità che non sia totalmente libera).
Ma la vera ragion d'essere della teoria "gender" è essenzialmente sul piano politico, per la sua utilizzabilità ai fini della totale normalizzazione della sessualità omosessuale. Il concetto di "gender" rappresenta infatti il primo passo per sviluppare in modo più ampio lo sganciamento dell'identità sessuale dalla realtà biologica ( come dire, una personae che si percepisce donna anche se biologicamente è un uomo, o viceversa) tanto che il "gender" incontra il suo logico sviluppo nell'approccio "queer", cioè nella prospettiva dell'identità sessuale come scelta mobile e revocabile, anche più volte nel corso della vita dalla stessa persona.
L’identità sessuale, insomma, sarebbe un prodotto dovuto ad imposizioni, al consenso sociologico e alla cultura. In un mondo che tende sempre più verso la libertà, anche la scelta di un’identità sessuale deve diventare , secondo questa ideologia, libera. Quindi ogni persona sarebbe libera, secondo l’orientamento sessuale che vive in un certo momento della sua vita, di transitare da un sesso all’altro (transgender) e comportarsi di conseguenza. Fino alle estreme conseguenze della transessualità, attraverso operazioni chirurgiche.
E’ evidente che queste posizioni sono contro la natura umana e l’idea stessa di uomo, donna e di famiglia, ed hanno lo scopo di far passare norme nazionali ed internazionali favorevoli ad una ideologia che vede il sesso come qualcosa di relativo e superabile dall’orientamento psichico del momento.
Sono teorie apparentemente innocue ma in grado di distruggere la naturale complementarietà uomo-donna e distruggere l’idea stessa di famiglia. Immaginiamo un papà od una mamma che un giorno decidano –sostenuti dalla legge -di lasciare coniuge e figli e transitare verso un altro sesso. Non si distrugge così una famiglia scombinandone le basi fondanti ?
Per questo i genitori siano attenti alle nuove proposte che, apparentemente progressiste, sono in grado di sovvertire i valori fondamentali in cui la nostra civiltà si è sviluppata, e siano in grado di orientare i propri figli verso l’ordine naturale delle cose, senza per questo discriminare le persone omosessuali.
Fausto

Shock: prostytutki aborcji atakują katolików w modlitwie

E' incredibile la pazienza di questi ragazzi che resistono a tutte le provocazioni. io non so se avrei resistito dal prendere a calci come meritano.Ma questi giovani sono veri cristiani, esempio per tutti
Fausto

FILOSOFIA DEL GENDER- prima parte

Civitavecchia – Il 20 ottobre si è tenuto il convegno sul Gender
Difendere i valori umani e cristiani del Matrimonio e della Famiglia
La famiglia basata sulla fecondità è il fondamento antropologico dell’umanità
Un incontro «per difendere i valori umani e cristiani del Matrimonio e della Famiglia» e contribuire così «a far risplendere il meraviglioso mosaico della creazione dell’uomo che la …Altro
Civitavecchia – Il 20 ottobre si è tenuto il convegno sul Gender
Difendere i valori umani e cristiani del Matrimonio e della Famiglia
La famiglia basata sulla fecondità è il fondamento antropologico dell’umanità

Un incontro «per difendere i valori umani e cristiani del Matrimonio e della Famiglia» e contribuire così «a far risplendere il meraviglioso mosaico della creazione dell’uomo che la Parola ispirata ci rivela e che in Gesù Cristo, Parola fatta carne, trova salvezza e dignità».
Così il vescovo Luigi Marrucci ha introdotto i lavori del convegno "Gender: risvolti etici, sociali e politici" che si è svolto domenica scorsa, 20 ottobre, presso il Teatro Buonarroti dei Salesiani di Civitavecchia. L’iniziativa è stata promossa dall'Ufficio diocesano per la Pastorale della Famiglia, in collaborazione con il Movimento per la Vita e l'Associazione Salesiani Cooperatori che, spiegano in una nota, «hanno sentito l'urgenza di suscitare nella nostra comunità una piena consapevolezza delle implicazioni che la concretizzazione della teoria del gender può comportare».
Alla presenza di oltre trecento partecipanti, il vescovo Marrucci si è soffermato sull’importanza dell’iniziativa, inserita nel solco del programma della diocesi che, fin dal 2011, «ha fatto la scelta della Famiglia, impegnandosi a comprendere le difficoltà in cui versa per aiutarla ad esprimere quello che essa è: una comunità di amore». Per il presule, «la famiglia è minacciata anche da nuove teorie o filosofie, come quella denominata del “gender”, che all’identità sessuale biologica affianca l’identità sessuale come costruzione di sé culturale e sociale, per cui non esisterebbe solo il genere maschile e femminile, ma una varietà di generi». Una filosofia, secondo il vescovo, in cui «tutto nell’uomo è subordinato alle sue scelte preferenziali senza più una gestione naturale e razionale della propria esistenza. L’economia dell’essere, in questo senso, è relegata a cenerentola per una effimera economia dell’apparire».
Il convegno, dopo il saluto di monsignor Marrucci, è continuato con una tavola rotonda che ha visto protagoniste la deputata Eugenia Roccella e la presidente della Fondazione Sublacense “Vita e Famiglia”, Luisa Santolini.
Le relatrici hanno illustrato chiaramente il significato della teoria del gender, osservando che essa è l’ideologia per cui non si è uomini e donne perché nati con certe identità fisiche, ma lo si è solo se ci si riconosce come tali. Il sesso sarebbe l’aspetto biologico dell’essere umano, e il genere sarebbe la costruzione sociale o culturale del sesso, ovvero chiunque potrebbe determinare il proprio genere e modificarlo.
Eugenia Roccella - che sulla materia ha scritto diversi libri e ne ha fatto parte sostanziale della sua attività politica – ha posto l’accento sul rischio di sottovalutare tale corrente di pensiero «che mina i fondamenti antropologi dell'umanità». La deputata ha ricordato che, anche negli ambienti cattolici, si sente dire «“che male c'è nel matrimonio omosessuale?”, come se questo fosse un allargamento dei diritti». In realtà, ha detto la relatrice, le unioni dello stesso sesso «rappresentano la fine della “fecondità” intesa come base antropologica dell’umanità e della famiglia». Una corrente di pensiero che trova la sua forza espansiva anche dalle nuove tecnologie, che «permettono di distinguere i “genitori sociali” dai “genitori biologici”, facendo della vita e del feto un mercato con aspetti di sfruttamento e connotazioni razziste».
Per l’onorevole Roccella «la Chiesa su questo argomento è stata all'avanguardia, ha saputo vedere i rischi e leggere il futuro con molta chiarezza già da alcuni decenni, la politica invece arranca perché non riesce a comprendere queste trasformazioni». «Il luogo comune – ha concluso Roccella – offerto all’opinione pubblica dal “politicamente corretto”, rischia di prevalere sul senso comune, che nel nostro paese per fortuna ancora resiste».
A parlare degli aspetti giuridici e internazionali del fenomeno è stata invece Luisa Santolini che si è soffermata sulle posizioni dell’ONU che «promuovono la prospettiva di genere» esplicitate nelle Conferenze del Cairo (1994) e di Pechino (1995) e nella più specifica “Agenda di Genere”.
Per la relatrice, ci troviamo di fronte ad una “battaglia” ispirata da una avversione profonda per le radici stesse della civiltà e della cultura occidentale e che «ha preoccupanti conseguenze immediate, poiché riguardano la maternità, la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, la complementarietà tra i due, l’identità sponsale della persona umana, la femminilità e la mascolinità, l’eterosessualità».
«Tutto ciò – spiega Santolini - ha ben poco a che fare con il rispetto degli omosessuali, con la lotta contro l’omofobia, con la tolleranza e con il rispetto delle diversità: semmai è vero il contrario perché sono proprio le diversità che si vogliono abbattere». Per Santolini, «difendere i diritti degli omosessuali non solo è giusto ma è doveroso, ma l’ostinazione a impadronirsi del fortino del “matrimonio” e a demolire tutte le parole connesse - come “padre e madre” - indica altri obiettivi».
Fausto

CIVITAVECCHIA VEGLIA DI PENTECOSTE CON L'UNITALSI

Lo Spirito Santo renda la nostra Chiesa un “giardino fecondo”
L’omelia del vescovo, monsignor Luigi Marrucci, pronunciata durante la Veglia di Pentecoste
“Se qualcuno ha sete, venga a me e beva.
Questo Gesù disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui”
(Gv 7,37-39).

E’ l’ultimo giorno della festa delle Capanne, quando Gesù pronuncia queste parole. Le Capanne, insieme alla Pasqua …Altro
Lo Spirito Santo renda la nostra Chiesa un “giardino fecondo”
L’omelia del vescovo, monsignor Luigi Marrucci, pronunciata durante la Veglia di Pentecoste

“Se qualcuno ha sete, venga a me e beva.
Questo Gesù disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui”
(Gv 7,37-39).


E’ l’ultimo giorno della festa delle Capanne, quando Gesù pronuncia queste parole. Le Capanne, insieme alla Pasqua e alla Pentecoste, è la terza grande solennità di pellegrinaggio a Gerusalemme che ogni pio israelita celebrava salendo al Tempio.
Il nome “Capanne” indica precarietà, provvisorietà. Era una tenda – capanna appunto – che veniva eretta nel cortile o sul tetto della casa e che ricordava il tabernacolo in cui Dio abitava con la sua legge – i dieci comandamenti – durante il pellegrinaggio di Israele verso la Terra Promessa, ormai libero dalla schiavitù egiziana. Il popolo, divenuto poi stanziale, non ha mai perduto il contenuto escatologico-messianico del “cammino” e questo giorno solenne ne faceva memoria.

Tra i riti della festa, importanti erano quelli dell’acqua e della luce.
In un corteo liturgico, uscendo dalle porte a sud del Tempio – oggi, per chi conosce Gerusalemme, quella parte è oggetto di numerosi scavi archeologici – si scendeva alla piscina di Siloe per attingere acqua e poi ritornare ad offrirla in libagione sull’altare. Successivamente il Tempio veniva illuminato a giorno.
In questo contesto Gesù proclama: “se qualcuno ha sete, venga a me e beva”.

La rilettura di questa festa che l’apostolo Giovanni suggerisce, è evidente: Gesù è acqua viva, Gesù è luce ed è lo Spirito Santo colui che porta a compimento quello che Gesù ha detto e ha compiuto e oggi lo rende presente nella storia della Chiesa.
Ma chi è lo Spirito Santo? Quali azioni compie in noi?
Nella narrazione del quarto Vangelo, Giovanni attribuisce a Gesù e allo Spirito Santo la stessa identificazione dinamica: cioè sono Persone divine.
Con il Padre – il Figlio e lo Spirito – sono un unico Dio.

E, nella sua narrazione, ne individua il ruolo e la funzione, come un pentateuco dello Spirito.

1. Lo Spirito Santo è innanzitutto il Paraclito, l’avvocato presso il Padre, Colui che è presenza consolante di Dio, che rimane sempre con noi. E’ l’Emmanuele della storia della Chiesa. “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi sempre” (Gv 14,15-16).

2. Lo Spirito Santo, nella promessa di Gesù, è anche “Colui che vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che egli ha detto” (Gv 14,26). I due verbi “insegnare e ricordare” evidenziano la funzione e l’opera dello Spirito. E’ Dio che tiene sveglia la memoria e fa comprendere tutto ciò che è oscuro a livello spirituale e redentivo. E’ Dio che mette davanti a noi anche il nostro stesso peccato, non per evidenziare un fallimento, ma per offrirci una misericordia più abbondante. “Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza e intercede per noi”(Rm 8,26-27).

3. La missione dello Spirito Santo è in ordine alla Verità, a Gesù stesso. “Quando verrà lo Spirito di Verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me” (Gv 15,26).
Vi è un rapporto diretto tra Spirito e testimonianza. Lo Spirito Santo è artefice di testimonianza: ci dice chi è il Padre e chi è Gesù e rende le persone che accolgono tale dichiarazione, idonee a fare altrettanto, ad essere cioè testimoni. E’ il soffio di Dio che infonde vitalità perché ogni essere umano, chiamato a farsi discepolo di Cristo, compia in sé il progetto del Padre.

4. Lo Spirito Santo poi è Colui che rimprovera, ammonisce, ma anche aiuta a comprendere quelle cose che ancora non sono conosciute. “Quando verrà lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve l’annunzierà” (Gv 16,13-14).
Mentre il Padre annulla il peccato e ristabilisce la giustizia con l’evento salvifico della croce del suo Figlio, l’azione dello Spirito Santo, nella storia della Chiesa, conferma l’opera di Dio e fa delle molte membra l’unico corpo visibile del Signore Gesù. “A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune” (1 Cor 12,7).

5. Infine, il tempo di Gesù, che è tempo di annuncio, con la Pentecoste diviene tempo dello Spirito Santo, tempo di conoscenza della Verità tutta intera. La Parola ha bisogno di intelligenza profonda e solo lo Spirito Santo porta a compimento tutto ciò che è stato detto. “E’ bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paraclito” (Gv 16,7). È lo Spirito Santo che dà senso agli avvenimenti, alla storia che Dio incessantemente scrive. Lo Spirito Santo insegna a guardare con gli occhi di Gesù, a vivere la vita come l’ha vissuta Gesù, a comprenderla come l’ha abbracciata lui. Solo così si diviene profeti, apostoli, annunciatori di Gesù Cristo, il consacrato dallo Spirito Santo, per la testimonianza e la missione (cfr Lc 4,18-19).

Cari amici, siamo saliti sul monte di Dio, come Mosè, e lo abbiamo incontrato nel segno di un roveto che brucia senza consumarsi: lo Spirito Santo. Questo fuoco illumini sempre più la Persona di Gesù Cristo, Figlio di Dio; ci faccia ritrovare la gioia di appartenergli, ci aiuti a vincere nostalgie e amarezze, a riprendere la freschezza dell’annuncio del Vangelo, ad essere sempre più una comunità “perseverante nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere” (At 2,42).

“Chi ha sete, venga a me e beva”.
Quest’acqua, annunciatrice di umanità nuova, segno dello Spirito Santo, sia benedizione di Dio sull’associazione ecclesiale UNITALSI, in questo centodecimo anno di fondazione; faccia rifiorire la nostra Chiesa particolare e la renda agli occhi dei nostri fratelli un “giardino fecondo” la cui sorgente è il Signore Gesù, Via, Verità e Vita.
Ci accompagni ogni giorno la Vergine Maria, Regina del Cenacolo, Fonte di luce e di vita.
Così sia.

+ don Luigi, vescovo
Fausto

Najat Vallaud-Belkacem et le franc-maçon Peillon veulent nous rééduquer de force

Il progetto di legge «Matrimonio e adozione per tutti» sarà presentato in Consiglio dei ministri il 31 ottobre, e adesso che quella data si avvicina le voci contrarie prendono forza in Francia. È il titolo III della bozza a fare più discutere, quello che fa venire i nodi al pettine: si intitola «Disposizioni che mirano a rendere coerente il vocabolario del codice civile», e riguarda naturalmente …Altro
Il progetto di legge «Matrimonio e adozione per tutti» sarà presentato in Consiglio dei ministri il 31 ottobre, e adesso che quella data si avvicina le voci contrarie prendono forza in Francia. È il titolo III della bozza a fare più discutere, quello che fa venire i nodi al pettine: si intitola «Disposizioni che mirano a rendere coerente il vocabolario del codice civile», e riguarda naturalmente tutti i cittadini, senza fare distinzione tra coppie eterosessuali e omosessuali. Oltre all’articolo V che stabilisce «Marito emoglie sono sostituiti dal termine sposi», l’articolo VII precisa che «Padre emadre sono sostituiti dal termine genitori»; nel libretto di famiglia di ogni cittadino francese, al posto di padre e madre, saranno indicati genitore 1 egenitore 2.
In base a quale criterio? Forse l’ordine alfabetico.


E che cosa implica per i bambini e per i genitori? Se lo chiede Isabella Bossi Fedrigotti sul Corriere

«Non si tratta solo di aprire il matrimonio esistente a persone dello stesso sesso, ma di trasformarlo affinché queste persone possano entrarvi — ha osservato su Rtl monsignor André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi —. Non è vero che per le coppie eterosessuali resta tutto come prima. Quando marito e moglie vedranno che sul loro libretto di famiglia non sono più padre e madre ma genitore 1 e genitore 2, si accorgeranno che qualcosa è cambiato. Quando a un bambino il primo giorno di scuola verrà chiesto non più “come si chiama tuo padre” ma “qual è il nome del tuo genitore 1″, ci renderemo conto che abbiamo trasformato la famiglia allo scopo di conformarla a un’altra pratica. Che può avere una sua legittimità, ma questo è un altro discorso».
L’opposizione della Chiesa francese al matrimonio gay e all’adozione degli omosessuali arriva dopo la condanna di Benedetto XVI ed era scontata; altri cardinali, come l’arcivescovo di Lione Philippe Barbarin, si sono distinti per la violenza delle proteste arrivando a parlare di «via aperta alla poligamia e all’incesto». L’arcivescovo di Parigi invece ha suscitato interesse anche tra i non credenti perché coglie un punto di solito trascurato: al di là dell’accesso dei gay al matrimonio, la nuova legge coinvolge — e forse cambia — tutte le famiglie.
François Hollande ha presentato il progetto di matrimonio omosessuale in campagna elettorale, quando ancora non era presidente, ed è stato eletto anche in base a quella proposta: oggi, in momenti di depressione economica, di tagli alla spesa pubblica e aumenti delle tasse, le nozze gay sono una delle poche promesse che ancora può mantenere. La legge sarà sicuramente approvata, ma anche a sinistra si riflette sulla trasformazione in corso.
La filosofa Sylviane Agacinski, moglie dell’ex premier socialista Lionel Jospin, contraria alla legge, ricorda che «esiste una identità di struttura tra la coppia genitoriale uomo-donna, sessuata, e la bilateralità della filiazione (cioè il fatto che i figli abbiano due genitori). L’alterità sessuale dà il suo modello formale alla bilateralità genitoriale: è per questo, e solo per questo, che i genitori sono due, e non tre o quattro». Per Agacinski ruoli ancestrali, culturali ma anche biologici, vengono messi in discussione.
Passare da padre e madre a genitore 1 e genitore 2 potrebbe non essere solo una questione di modulistica (la tipografia Berger-Levrault è peraltro già pronta a stampare milioni di nuovi documenti), anche se le associazioni a favore delle nozze gay tagliano corto:
«Chi se ne importa di sapere chi sarà il genitore 1 e 2, a meno di non essere attaccati a una forma di gerarchia come quella tra padre e madre — dice Nicolas Gougain di Inter-Lgbt —. È solo una necessità di buon senso amministrativo, farne uno scontro ideologico non ha senso».
Il presidente dell’Associazione delle famiglie monoparentali è d’accordo: «Nel momento in cui il genitore 1 ha gli stessi diritti giuridici del genitore 2 il problema non esiste», ha detto a Slate.fr Alexandre Urwicz. Ma è su questo aspetto che, tra poche settimane, sarà più forte lo scontro in Parlamento.