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I cristiani sono “in comunione fra loro”, stanno insieme come fratelli/sorelle in Cristo, sono tutti figli di Dio. Francesco Trombetta –Catechesi, svolta “a braccio” con audio, domenica 19/1/2020 …Altro
I cristiani sono “in comunione fra loro”, stanno insieme come fratelli/sorelle in Cristo, sono tutti figli di Dio.

Francesco Trombetta –Catechesi, svolta “a braccio” con audio, domenica 19/1/2020 ore 15,30
“Comunione per i divorziati risposati :configurazione giuridico-teologica di Amoris Laetitia”

INDICE

1)Sintesi tematica: inviolabilità del sigillo sacramentale nel discernimento

2)Le circostanze in foro interno contemplate da Amoris Laetitia per i divorziati risposati

3)L’attenuazione della responsabilità morale prevista dal Catechismo della Chiesa cattolica

4)Differenze e similitudini fra peccato e reato canonico

5)L’imputabilità prevista dal Diritto penale canonico

6)Analogie fra scriminanti morali e giuridiche


7)” La Porneia ( Mt 19,3-9 )” :Circostanza giustificativa del divorzio??
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1-Sintesi tematica: inviolabilità del sigillo sacramentale nel discernimento


In via introduttiva, prima di accennare a tale “sigillo” (riferito sia alla confessione, sia al foro interno sacramentale col sacerdote ed extrasacramentale con laici idonei), è necessario chiarire il titolo della mia tematica al medesimo collegato, evidenziando che il termine “comunione” ( dal latino “Communio”, è il rapporto che si stabilisce tra più persone attraverso un vincolo spirituale che le unisce: essere in comunione d’idee, di sentimenti, d’affetti. In particolare nel linguaggio religioso: comunione con Dio, con i defunti, con i santi; è il dogma cattolico secondo il quale tutti i fedeli che fanno parte della Chiesa militante, purgante e trionfante, profittano di tutto il bene che è e si fa nella Chiesa universale come corpo mistico di Cristo.
Con senso sociologico è la comunità degli appartenenti ad una stessa confessione religiosa, sia che formino una sola organizzazione, sia che costituiscano una serie di gruppi pastorali collegati fra loro: la comunione cristiana ovvero la comunità ecclesiale non si identifica esclusivamente con “Eucarestia” ( dal greco ecclesiastico εὐχαριστία, cioè «riconoscenza, ringraziamento, rendimento di grazie», derivante da di χάρις cioè «grazia», è il Sacramento centrale del cristianesimo, definito come prolungamento dell’incarnazione del Verbo, in quanto da un lato commemora e rinnova il sacrificio di Gesù Cristo, e, dall’altro, attua la comunione dei fedeli con il Redentore, per cui solo in questa ottica è chiamata anche comunione).
Sul piano lessicale, nell’uso parlato e per lo più scritto con iniziale maiuscola, si riferisce alle specie del sacramento, cioè pane e vino, in particolare all’ ostia consacrata: adorare la santissima E.; avvicinarsi all’E.; ricevere l’E., mediante la comunione (con gli altri fedeli). Ripeto è Il sacramento che si riceve o si amministra, inteso come partecipazione reale al banchetto sacrificale, in cui il fedele, in comunione con gli altri credenti, riceve sotto le apparenze esterne del pane e del vino il corpo e il sangue di Cristo).
Quindi I due vocaboli sono sinonimi in parte, soltanto quando il termine viene qualificato con l’aggettivo “sacramentale”, infatti nel nostro ambito religioso sappiamo che esiste anche la “comunione spirituale”, inoltre essa, ribadisco, ha la stessa radice di “comunità” che nel nostro contesto si riferisce a quella ecclesiale.
Noi qui presenti siamo in comunione “parrocchiale”, cioè comunità di battezzati che professiamo la stessa fede, ricevendo questo sacramento “iniziamo” a far parte del “popolo di Dio” a tutti gli effetti canonici e pastorali (la famiglia cristiana, citata la scorsa domenica da Padre Nestor nella sua affascinante omelia: chiamami per nome, non per il colore della mia pelle o perché ho una situazione familiare diversa dalla tua, perchè chi accoglie veramente nel suo cuore il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo ed è devoto alla Madonna, ama il suo prossimo come sé stesso, le pecorelle seguite dal pastore, non sono 99, ma 100….).
I cristiani sono “in comunione fra loro”, stanno insieme come fratelli/sorelle in Cristo, sono tutti figli di Dio creatore del cielo e della terra. Per confermare il mio assunto ribadisco che questo vocabolo ha molti significati (in ambito filosofico, sociologico, antropologico, ecc.), per esempio sul piano giuridico va rapportato alla “contitolarità di beni, valori, interessi, ecc.” ed a tal proposito il nostro Codice civile all’art. 177 cita la “comunione legale di beni” (avviene quando vi sposate), all’art. 713 la “comunione ereditaria” (il caso in cui un genitore lascia in eredità un bene a più fratelli/sorelle), all’art. 1100 la “comunione di diritti reali” (per esempio l’acquisto di più persone di un terreno ovvero la posizione un muro divisorio fra 2 fondi agricoli appartenenti a 2 diversi soggetti), all’art. 1117 la “comunione di parti di un edificio” (cioè il condominio in un palazzo) e potrei continuare all’infinito…..

Conseguentemente devo precisare che la pietra miliare, tesa a ristabilire la verità cristiana riguardo i temi della famiglia e del matrimonio, fu l’Arcanum Divinae, quarta enciclica scritta da papa Leone XIII cioè Il primo documento, pubblicato nel febbraio 1880,che esaltò la dignità del matrimonio quale sacramento (cioè avvenne solo 140 anni fa) elevato da Gesù, che riafferma definitivamente la liturgia, gli scopi e la disciplina del matrimonio cristiano, confermando l’esclusivo potere legislativo e giudiziario della Chiesa in materia. Fino ad allora, in linea di massima, il matrimonio ricalcava la tradizione romana: era un patto privato, un mero contratto stipulato tra gli interessati e le rispettive famiglie, che poi in un secondo momento poteva essere benedetto da un sacerdote.....................................
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